Decreto Cura Italia, Decreto Rilancio, Decreto Agosto: sono solo alcuni degli interventi messi in campo dal precedente governo (Conte bis) in questo anno di emergenza sanitaria ma, nonostante ciò, il bilancio è a dir poco disastroso: 150 miliardi di Pil persi solo nel 2020; 435 mila occupati in meno rispetto al 2019 e le famiglie italiane sono nettamente più povere.
Ad un anno di distanza, con i bilanci in mano e con la certezza che la crisi economica è drasticamente imponente, viene da chiedersi quanto siano stati poco efficaci gli aiuti del governo e disastrose le misure restrittive.
Nella maggior parte dei casi i sussidi sono stati insufficienti, sono arrivati in ritardo ed alcuni invece sono risultati del tutto inutili e inefficaci e tutto questo è stato causato dall’inesperienza del governo che ha dovuto affrontare la situazione più difficile che si possa immaginare. Le problematiche si sono ripercosse sui cittadini italiani, sui commercianti, sulle imprese che ormai da mesi popolano le piazze, da nord a sud, al grido “Fateci riaprire”: è proprio questa l’unica soluzione plausibile, perché per alcune categorie di lavoratori, che hanno all’incirca 30 voci di spese all’anno (assicurazione, commercialista, tasse locali ecc.) non basta un sussidio, né dal punto di vista economico né dal punto di vista della dignità.
È proprio la dignità che è stata tolta a molti italiani, la quale si guadagna lavorando, con la conseguente soddisfazione di sentirsi nobilitati, perché come diceva C. Darwin “il lavoro nobilita l’uomo”.
Dall’inizio dell’anno con il nuovo Governo a Palazzo Chigi si percepisce una forte spinta al cambiamento: il Decreto Sostegni 2021 ha infatti sbloccato 11 dei 32 miliardi di extra-deficit, destinati alle partite iva fino a 10 milioni di euro di fatturato.
Sicuramente una misura efficace ma non ancora sufficiente, considerando che molte attività, come ristoranti e bar, hanno da poco riaperto dopo mesi di asporto alternati alla chiusura e nonostante ciò devono ancora rispettare regole ferree.
Si deve anche considerare il fatto che molte aziende, disponendo di un portafoglio clienti con commesse pluriennali, subiranno tra qualche anno la sferzata della crisi economica provocata dalla politica di restrizioni e sarà in quel momento che a parer mio si vedranno danni molto ingenti.
Io credo però che l’ondata più devastante arriverà nel momento in cui verrà tolto il blocco dei licenziamenti, una misura adottata da più di un anno, ben poco efficace e dannosa. Essa infatti ha congelato il mercato del lavoro e se tutto rimane fermo i contratti a tempo determinato non vengono rinnovati o non trasformati in contratti a tempo indeterminato. Il licenziamento, pur essendo una misura drastica non è sempre negativa, anzi permette alle aziende di rinnovarsi assumendo nuove persone. Chiaramente questa affermazione non deve essere fraintesa, in quanto è stata scritta per comprendere il concetto, ma è chiaro che poi va valutato caso per caso, attraverso un dialogo con il dipendente.
Questa strategia comporta oltremodo importanti costi per i contribuenti, dato che il blocco deve essere accompagnato dalla cassa integrazione, finanziata dallo stato.
Ad oggi si attende con impazienza il Decreto Sostegni bis che garantirà interventi mirati secondo due tipi di logica: un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno un calo del reddito non per loro colpa e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità.
Ma se la miglior forma di sostegno è la riapertura delle attività, come ha anche sottolineato il Premier Mario Draghi, perché si è giunti fino alla crisi di liquidità delle imprese? Non si poteva aprire in sicurezza qualche mese fa?
Questa domanda credo sia destinata a rimanere senza risposta, differentemente dal futuro economico, che tutti noi Italiani vorremmo sia caratterizzato dalla ripresa e dalla crescita e non che rimanga un interrogativo, visto che abbiamo tutti un forte bisogno che le nostre imprese ritornino a trainare il pesante carro del nostro Paese.
Tommaso Pontremoli