La Musica è stata fin da sempre un modo per veicolare messaggi e a tal proposito si può pensare alla connessione con il nuovo ruolo dell’opinione pubblica, segnato dall’avvento delle repubbliche giacobine, acclamato con cori e strumenti.
Musica e politica sono sempre state espressioni di società, mediante le quali si possono tradurre e scoprire i valori e le condizioni sociali di un momento storico, quali ad esempio il lavoro, le tradizioni e gli ideali.
Accade però che sia gli artisti/musicisti, sia i politici, capiscano con largo anticipo i cambiamenti sociali che portano a modificare una buona parte del nostro modo di vivere e dunque si pongono al comando di movimenti artistici, musicali, politici e culturali, i quali aspirano ad un orientamento di evoluzione sociale, con l’obiettivo di raggiungere i traguardi da loro auspicati.
In merito a ciò che si è appena citato, musica e politica viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda e quindi si può ritenere e dedurre che la prima citata, agendo e influenzando le emozioni degli individui, possa stimolare i medesimi ad assumere determinati comportamenti, volti a svolgere una data azione da loro prefissata, favorendo e/o contrastando la produzione di stili o generi musicali.
Correlati alle informazioni che conosciamo, è utile ricordare che Platone in Leggi e in La Repubblica riteneva la musica capace di parlare alla parte irrazionale dell’animo umano, perché la musica e la politica erano le sole passioni che una persona avrebbe dovuto avere.
Sono trascorsi esattamente 2’448 anni ed è inquietante che alcune composizioni sono tutt’oggi bandite da alcune Nazioni perché considerate non conformi alle leggi di queste ultime, quando è evidente che la musica non può e non deve avere limitazioni di alcuna sorta.
Oggi viviamo in una realtà molto diversa: ai tempi infatti di Platone vi era una disciplina chiamata ”La formazione dei cittadini rispettosi”, consistente proprio nello studio della Musica.
Era capace di costituire nella gente una formazione di rispetto, cordialità e di incentivazione alle relazioni sociali.
Nella politica italiana odierna si sente molto spesso intonare l’Inno di Mameli e personalmente mi suscita sempre una forte emozione: non mi vergogno a dire che versai anche una lacrima quando lessi il testo, essendo profondo, intimo, caldo, talvolta personale, e la musica è il tocco di classe mancante.
Ecco perché la musica è la via di intermediazione alla politica e, anche se molto spesso quest’ultima tende ad accantonarla per scopi totalmente puerili, noi cittadini italiani dobbiamo essere in grado di incentivare e soprattutto essere capaci di emozionarci sempre di più di fronte a meraviglie uniche che la sola maestria dell’uomo può creare.