Eccoci di nuovo in azione e sul territorio con una rapida intervista al neo Commissario Provinciale della Lega Stefano Gualandris, il quale si è dimostrato molto disponibile a dedicarci un po’ di tempo per fare quattro chiacchiere sulla politica del territorio.
Ecco di seguito l’intervista completa:
• Quali sono i compiti del Commissario?
«Il commissario provinciale sostituisce integralmente il ruolo del Segretario Provinciale e del Direttivo Provinciale. Viene scelto solitamente al termine del mandato del Segretario Provinciale e viene nominato dal Segretario Nazionale ( Lombardia nel nostro caso n.d.r.). In questo caso commissariamento anomalo perché c’è il passaggio dalla Lega Nord alla Lega per Salvini Premier»;
• Le tue prime sensazioni quando hai ricevuto l’incarico:
«Grandissimo casino, visto il sovrapporsi degli impegni in ambito parlamentare dell’ex Segretario Provinciale Matteo Bianchi: sicuramente c’è stato un cambio di passo e ora i territori percepiscono una maggior presenza e un miglior coordinamento»;
• Prima cosa da fare sul territorio:
«Sicuramente fare un’assemblea dei militanti e recuperare il rapporto con il territorio. L’obiettivo è organizzarsi con i tre sub-coordinatori per arrivare a sentire ogni singola sezione così da iniziare a percepire le esigenze del territorio provinciale»;
• Avrai un’impostazione più da politico o da imprenditore?
«Avrò una gestione della provincia sicuramente più imprenditoriale visto che ho deciso in autonomia i miei collaboratori come se fossimo in un’azienda. Certo è che sicuramente sarà un ibrido, mettendo comunque in una posizione rilevante l’approccio politico»;
• Perché un ragazzo deve avvicinarsi alla Lega e non ad altri partiti?
«Perché sicuramente siamo l’unica realtà politica che ha sempre fatto attività giovanile sul territorio, a parte rare eccezioni di altri movimenti. Inoltre siamo l’unico partito che ha ancora una base ideologica e non fa politica esclusivamente sui social, ma che ritiene sempre fondamentale l’approccio pratico della politica e il contatto con le persone, tramite anche le feste consuete. Ne è l’esempio il fatto di avere scelto come mio vice Federico Martegani, il quale è stato coordinatore provinciale dei Giovani Padani»;
• Quale ruolo dare ai giovani in questo momento storico per dare un senso alla militanza politica?
«Purtroppo l’unico modo è utilizzare i social ed è un metodo che personalmente odio. Sicuramente preferisco vedere discutere, anche animatamente, nelle sezioni in presenza come si faceva un tempo. Un vaffanculo detto in sezione dal vivo è sicuramente meglio di uno detto attraverso uno schermo (ride n.d.r.)»;
• Come ti sei avvicinato alla Lega?
«In prima media mi colpirono i suoi ideali e la mia prima esperienza l’ho fatta alla festa della Lega di Cassano Magnago, andando ad ascoltare Umberto Bossi: andai in bicicletta con due miei amici da Gallarate a Cassano Magnago con tanta curiosità oltre che portandomi un adesivo della Lega per farlo autografare dal Segretario Federale. Il giorno dopo lo attaccai sul diario e come volevasi dimostrare a scuola fui subito additato.
Mi avvicinai alla sezione di Gallarate e a 18 anni feci la mia prima tessera.
In città riuscì a formare insieme ad altri il primo gruppo Giovani Padani sostituendo R.I.A., il primo movimento giovanile della Lega Nord.
Molti mi vedono come un moderato, ma è tutta apparenza ( ride n.d.r.)»;
• Hai mai pensato di lasciare la Lega?
«No! Mi sono arrabbiato molte volte con la Lega, ma capii che non esisteva un movimento federalista e autonomista come il nostro. Tutti quelli che hanno tentato di copiare hanno miseramente fallito.
Ho pensato invece un paio di volte di mollare la politica: fui cambiato all’ultimo per la candidatura a sindaco di Gallarate, più o meno una settimana prima dell’uscita delle liste. Fui molto deluso, ma accettai la scelta visto che credo, in quanto militanti, siamo comunque incastonati in un sistema e dobbiamo a volte accettare decisioni che a volte non condividiamo.
La seconda occasione fu quando avvenne la famosa “notte delle scope” e lì pensai seriamente di lasciare tutto, visto che era una situazione che avevo vissuto dall’interno. Non condividevo il fatto che si creassero fazioni, perché le fazioni le fanno i marescialli, non i generali»;
• Qual è il tuo punto di riferimento nella Lega e perché?
«Ne ho più di uno:
Umberto Bossi è sicuramente il primo, visto che senza di lui oggi non saremmo qui a parlare; Matteo Salvini, perché è un politico d’assalto che arriva al cuore delle persone ed infine lo stratega del partito che è Giancarlo Giorgetti: lui è l’uomo che ha una visione lungimirante grazie al suo spirito riflessivo e alla sua grande esperienza.
Poi senza dubbio Luca Zaia per il suo approccio pratico nella gestione amministrativa».
Siamo certi che ci sarà un’ottima cooperazione fra tutti noi Làghee e Stefano Gualandris, perché collaborando attivamente fra giovani e senior si possono raggiungere ottimi risultati.
Solo con la costanza e l’umiltà si possono intraprendere grandi progetti e perseguire obiettivi ambiziosi.