Eccoci di nuovo in azione e sul territorio con una rapida intervista al neo Vice-Commissario Provinciale della Lega Federico Martegani, il quale si è dimostrato molto disponibile a dedicarci un po’ di tempo per fare quattro chiacchiere sulla politica del territorio.
Ecco di seguito l’intervista completa:
• Quali sono i compiti del Vice-Commissario?
«Io sono sempre disposto ad imparare da Stefano (il commissario provinciale n.d.r.) e inoltre non mi tiro mai indietro dalle sfide che si prospettano. È un compito che dà soddisfazione soprattutto quando si partecipa a riunioni che sono determinanti per il futuro della provincia e il mio coinvolgimento diretto, anche scambiando consigli e considerazioni con Stefano, mi riempie di orgoglio»;
• Le tue prime sensazioni quando hai ricevuto l’incarico:
«Tutto inaspettato ma, come ogni nuova avventura, è giusto prenderla in modo propositivo. Non do mai per scontato nulla e quindi, sempre confrontandomi con Stefano, agisco anche in autonomia così da poter sviluppare esperienza in una partita difficile ma senza dubbio affascinante»;
• Prima cosa da fare sul territorio:
«Mettersi a disposizione del territorio. Faccio un esempio pratico: girando per i territori bisogna saper guardare e soprattutto ascoltare e così ho deciso di far presente a Gualo l’ottima amministrazione della Sindaco di Rancio Valcuvia, nonché Presidente della Comunità Montana Valli del Verbano Simone Castoldi, perché con l’hub vaccinale, che a regime arriva a 1600 vaccinazioni al giorno, ha ottenuto un risultato concreto per la propria gente e per le proprie valli. Mi sono sentito in dovere quindi di metterlo in luce perché è sempre giusto sottolineare il lavoro che un amministratore fa sul territorio.;
• Quale tipo di approccio adotterai per il tuo ruolo?
«Prendo spunto dal Gualo e cerco di trarre tutto ciò che riesco. Non avrò quindi un tipo di approccio particolare, ma cercherò sempre in ogni caso la via del confronto»;
• Perché un ragazzo deve avvicinarsi alla Lega e non ad altri partiti?
«Parlando in particolare della Provincia di Varese, mi sembra che siamo l’unico partito che rende protagonisti i giovani, a differenza di altre zone della Lombardia dove magari sono più “pettinati”. Da noi gli ingredienti sono pochi, ma la sostanza è tanta e non serve trovarsi in un posto da schianto per fare politica e per fare le riunioni. Ma mi sento di girare la domanda e chiedere, in particolare a voi Làghee, come fate ora a coinvolgere i giovani in un momento così complicato, caratterizzato inoltre dalla liquidità data dai social network»;
• Quale ruolo dare ai giovani in questo momento storico per dare un senso alla militanza politica?
«È difficile rispondere a questa domanda perché purtroppo il Covid ci ha spiazzato. La cosa che mi sento di dire è che ovunque, anche nel nostro piccolo, ci sono sempre praterie inesplorate dove il bisogno di federalismo e leghismo non cessa mai»;
• Come ti sei avvicinato alla Lega?
«Ho tanti ricordi, ma uno in particolare mi è rimasto impresso: mio padre, quando ero piccolo, era segretario di sezione della Lega di Tradate e nel fatidico 1996, anno della dichiarazione di indipendenza della Padania, mi ricordo moltissimi pullman che partivano e io ero su uno di quelli e ancora non mi rendevo conto di ciò che avrei visto, ovvero la catena umana formata da migliaia di persone a Venezia. Fu un emozione unica e indescrivibile.
Mio padre inoltre mi ha sempre insegnato l’attenzione al verde e all’ambiente, legato indissolubilmente all’amore per la nostra terra minacciata da cementificazioni incontrollate: insomma Greta Thunberg non ha inventato nulla.
L’altro episodio fu la guerra del Kosovo del 1999 e mi colpì un manifesto a Tradate dove la Lega si schierò contro “le bombe intelligenti della Nato”: era il periodo di D’Alema premier e fu lui ad acconsentire al bombardamento senza passare dal Parlamento»;
• Hai mai pensato di lasciare la Lega?
«Ci sono stati tanti momenti di sconforto, ma di lasciarla non ho mai pensato»;
• Qual è il tuo punto di riferimento nella Lega e perché?
«Sicuramente Giancarlo Giorgetti, Stefano Gualandris e Matteo Salvini. È una risposta da paraculo lo ammetto (ride n.d.r.), però in questo momento storico non ho dubbi su di loro».
Anche con Federico siamo convinti si possa attuare un’ottima collaborazione, soprattutto per la sua sensibilità verso i giovani, visto che è stato coordinatore dei Giovani Padani della Provincia di Varese.
Rimanete sintonizzati che presto arriveranno nuove interviste!